Salute dei lavoratori

Ondate di calore, appello Cgil: «Serve un protocollo cantieri»

Nardini (Fillea Cgil): «Nei giorni di caldo torrido non si fa mai ricorso alla cassa integrazione». Si chiede un vertice con Prefettura, Inail, Ispettorato del lavoro e Asl. «Aiuterebbe molto un cambio negli orari di lavoro»


Davide Pasquali


BOLZANO. Cassa integrazione ordinaria legata agli eventi atmosferici, specie nel settore edile. Se in Alto Adige storicamente vi si fa ampio ricorso in inverno, non così in estate. Culturalmente non è ancora passato il messaggio: non fa più caldo solo al Sud, perché i cambiamenti climatici hanno fatto salire le temperature e soprattutto moltiplicato i giorni di solleone, da maggio a settembre. «L'anno scorso, nonostante le numerose giornate di caldo torrido che hanno reso impossibile lavorare nei cantieri, a Bolzano non ci risulta siano state chieste giornate di cassa integrazione», dice Marco Nardini, segretario provinciale degli edili Fillea Cgil. Che ora lancia un appello: occorre un protocollo provinciale per la gestione dei cantieri quando la temperatura percepita supera i 35 gradi.

L'interrogazione

Lo scorso dicembre, i consiglieri provinciali di Südtiroler Freiheit Hannes Rabensteiner, Sven Knoll, Bernhard Zimmerhofer e Myriam Atz Tammerle avevano presentato una interrogazione, per conoscere l'ammontare delle erogazioni Inps in ordine alla cassa integrazione ordinaria per eventi meteo, «la quale - scrivevano - può essere richiesta, tra gli altri, dalle imprese artigiane del settore edile per garantire ai propri dipendenti un reddito sostitutivo nel caso in cui il lavoro all'aperto debba essere interrotto a causa di condizioni atmosferiche avverse».

Gli importi erogati dall'Inps, così i consiglieri, «sono alimentati dai contributi delle imprese che li versano. È nell'interesse dell'industria edile, che svolge un ruolo fondamentale nell'economia altoatesina, avere un quadro preciso di quanto viene versato come contributo per la cosiddetta perequazione salariale e quale sia l'importo totale versato dall'Inps». La Provincia ha dovuto attendere a lungo, prima che l'Inps fornisse i dati, fra il resto al momento non completi, visto che non si conosce l'ammontare monetario della cassa integrazione ordinaria erogata per eventi meteo, men che meno in subordine al solo settore edile.

Fondo perequazione salariale

Le informazioni ricevute dall'Inps, e riportate dall'assessore Rosmarie Pamer nella risposta all'interrogazione, mostrano che il numero totale di aziende altoatesine ha versato 37.526.610,11 euro nel fondo di perequazione salariale nel 2018, 36.021.534,14 nel 2019, 34.131.369,39 nel 2020, 39.097.174,63 nel 2021 e 40.039.794,49 nel 2022. In particolare, negli ultimi cinque anni le imprese altoatesine del settore edile hanno versato al fondo perequativo 13.354.724,86 euro nel 2018, 12.138.827,76 nel 2019, 10.778.769,75 nel 2020, 13.598.932,31 nel 2021 e 12.812.859,15 nel 2022. I dati del 2023 non sono ancora noti.

Questa la ripartizione degli importi versati dall'Inps a favore delle aziende altoatesine per il fondo di perequazione salariale: nel 2018 12.119.759,54 euro per le retribuzioni e 6.685.200,00 per i contributi sociali; nel 2019 9.306.548,60 per le retribuzioni e 4.582.800,00 per i contributi sociali; nel 2020 36.981.961,97 per le retribuzioni e 23.829.000,00 per i contributi sociali; nel 2021 21.278.568,72 euro per gli stipendi e 11.393.100,00 per i contributi sociali; nel 2022 6.620.968,11 per gli stipendi e 4.206.900,00 per i contributi sociali.

Considerando il solo settore edile, le cifre sono invece queste: nel 2018 10.104.867,15 euro per salari e 5.771.600,00 per contributi sociali; nel 2019 7.962.847,48 per salari e 3.777.200,00 per contributi sociali; nel 2020 14.471.416,80 per salari e 8. 137.800,00 per contributi sociali; nel 2021 11.164.786,35 per gli stipendi e 5.261.300,00 per i contributi sociali; nel 2022: 5.037.470,74 per gli stipendi e 3.075.600,00 per i contributi sociali.

L'indennità meteo

Venendo alle domande di indennità salariale per eventi atmosferici presentate all'Inps dalle aziende altoatesine, la ripartizione negli anni è stata questa: nel 2018 sono pervenute 3.509 domande, di cui 3.474 accettate, 23 annullate e 12 respinte; nel 2019 3.578 domande, di cui 3.524 accettate, 16 annullate e 38 respinte; nel 2020 2.479 domande, di cui 2.331 accettate, 11 annullate e 137 respinte; nel 2021 2.332 domande, di cui 2.239 accettate, 13 annullate e 80 respinte; nel 2022 2.476 domande, di cui 1.923 accettate, 17 annullate e 530 respinte; nel 2023 2.276 domande, di cui 1.971 accettate, 3 annullate e 302 respinte.

Considerando nello specifico il settore edile, la ripartizione negli anni è stata questa: nel 2018 3.473 domande, di cui 3.441 accettate, 21 annullate e 11 respinte; nel 2019 3.539 domande, di cui 3.487 accettate, 14 annullate e 38 respinte; nel 2020 2.470 domande, di cui 2.328 accettate, 11 annullate e 131 respinte; nel 2021 2.326 domande, di cui 2.235 accettate, 13 annullate e 78 respinte; nel 2022 2.462 domande, di cui 1.910 accettate, 16 annullate e 530 respinte; nel 2023 2.223 domande, di cui 1.935 accettate, 3 annullate e 285 respinte. L'Inps non ha comunicato l'ammontare degli esborsi.

Estate torrida

L'anno scorso, il 23 agosto a Bolzano si sono toccati i 37,3 gradi, dice l'ufficio meteo provinciale: il record provinciale dell'anno. Ma ciò significa poco: temperatura registrata all'ombra, ma nei cantieri gli operai lavorano sotto il sole e la temperatura reale e quella percepita sono due cose distinte.

«In Alto Adige - precisa il sindacalista Nardini - abbiamo due tipi di cassa integrazione: invernale ed estiva. Tolte le zone più alte, tipo Gardena e Badia, e considerando le temperature medie in ascesa, il ricorso alla Cig invernale per freddo, neve e ghiaccio è in calo. La grande preoccupazione riguarda quella estiva. Nel 2024 già a metà aprile abbiamo superato i 28 gradi, cosa succederà a luglio?». Esemplare, da questo punto di vista, la bella stagione 2023: «Si sono spesso sfiorati i 40 gradi, ma nessuno ha fatto ricorso alla cassa integrazione, qualcuno si è limitato a spostare gli orari in cantiere».

E così, un fiorire di casi accertati al pronto soccorso: «Cantieri senza acqua, misure inadeguate al tipo di lavorazione, lavoratori vestiti come fosse inverno: gente che si è sentita male».

La Fillea Cgil quest'anno torna alla carica prendendosi per tempo: «Chiediamo la convocazione di un tavolo di lavoro al commissariato del governo, cui dovrebbero prendere parte Inail, ispettorato del lavoro, Asl, parti sociali. In caso di necessità, ci dovrebbe essere la possibilità di diramare una direttiva: nelle giornate di caldo torrido non si dovrebbe lavorare, ne va della salute dei lavoratori. Molti si mettono in malattia, ma si tratta di malattia legata al lavoro: accusano colpi di calore che possono provocare un ictus».

Si potrebbe per esempio spostare gli orari dei cantieri, oggi aperti dalle 8 alle 12 e dalle 13 alle 17. In caso di gran caldo «si potrebbe iniziare alle 6 per finire alle 10.30-11, riprendendo poi dopo le 15-16». I sindacati hanno già lanciato l'appello l'anno scorso, inascoltati. Ora si confida nella nuova giunta e nella nuova assessora «che ci pare sia aperta all'ascolto e al confronto». La Cgil spera di essere chiamata a discutere del protocollo. «In altre regioni, i protocolli esistono. Attraverso accordi con i sindacati si sono regolati l'orario di lavoro, la cassa integrazione e altro».

Come accade quando nevica, «anche se i gradi percepiti superano i 35 è giusto stare a casa. Lo dicono le direttive Inail». Il protocollo, «coinvolgendo la Provincia, potrebbe poi introdurre delle proroghe nella consegna dei lavori, quanto meno quelli pubblici, uno dei motivi per cui le ditte premono per lavorare anche sotto il solleone: rispettare i tempi del contratto per evitare penali».

In Alto Adige, chiarisce Nardini, pesa anche un aspetto culturale. Lavorare a 40 gradi non è normale. Anche perché, dati i cambiamenti climatici, non sono più pochi giorni l'anno. Si va da maggio a settembre, un periodo molto lungo. «E in troppi cantieri manca l'acqua, non si attua il sistema delle pause continue, non esistono le previste zone per il refrigerio. In molti cantieri è difficile trovare la baracca attrezzi, figurarsi un locale con l'aria condizionata. In provincia si conosce la cassa integrazione invernale, l'estiva molto meno. Si pensa che il problema del caldo riguardi il Sud, ma non è vero. A Bolzano, per esempio, è un grosso problema. Ce ne accorgeremo se qualcuno, per un colpo di calore, cadrà da un ponteggio. Ma allora sarà troppo tardi».













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