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Concorsi per case di riposo: solo 18 idonei per 91 posti

Martina Ladurner (Rsa): «Difficile trovare operatori socio-sanitari e socio-assistenziali. Puntiamo a ridurre l’orario». L’operatrice: «Questo lavoro l’ho scelto, dà soddisfazioni»


Antonella Mattioli


BOLZANO. I dati degli ultimi concorsi per operatori socio-sanitari (Oss) e operatori socio-assistenziali (Osa) sono sconfortanti: nel primo caso c'erano 29 posti, 22 candidate e 16 sono risultate idonee; nel secondo 62 posti, 2 candidate e 2 idonee. In totale, di 91 posti se ne copriranno solo 18. «Vogliono aumentare i posti letto un po' ovunque nelle strutture per anziani, ma con quali operatori?». Se lo chiede Stefano Boragine, segretario del sindacato Ago; se lo chiedono tutti coloro che guardano con preoccupazione al rapido invecchiamento della popolazione; e alla contestuale trasformazione della famiglia che una volta si occupava dell'assistenza degli anziani e oggi sempre meno. Attualmente, in Alto Adige, su 4.700 posti letto nelle Rsa, circa 200 sono tenuti vuoti, perché manca il personale. Inutile dunque ampliare o costruire ex novo, perché non si saprebbe poi con chi gestire le nuove strutture. È già un miracolo garantire i servizi esistenti. Ormai è complicato trovare collaboratori in qualsiasi settore; per le case di riposo ancora di più. A Bolzano, dove le carenze si fanno sentire in maniera particolare, si deve ricorrere con sempre maggior frequenza alle precettazioni che consentono di bypassare l'obbligo del bilinguismo. Se non si facesse così, si dovrebbero chiudere intere strutture.

Più tempo libero

«Ci vuole più flessibilità - dice Boragine -: in Trentino si stanno sperimentando, in alcune case di riposo, turni di lavoro di tre giorni e due di riposo. Il personale, più responsabilizzato, apprezza lo sforzo organizzativo e il servizio ne beneficia». Stefan Luther, direttore del Servizio Mercato del lavoro, lo continua a ripetere a tutti, indipendentemente dal settore: «Vista la situazione complessiva, i datori di lavoro devono apportare cambiamenti all'organizzazione dell'attività e adattarsi alle nuove esigenze dei collaboratori». Pronta la risposta di Martina Ladurner, presidente dell'Associazione delle residenze per anziani dell'Alto Adige: «I giovani, in genere, non hanno più voglia di lavorare a tempo pieno; nelle nostre strutture dove sono impiegate molte donne, il modello preferito è quello del part-time. Ridurre ulteriormente o concentrare le ore su pochi giorni diventa oggettivamente molto complicato a fronte della crescita esponenziale della domanda di servizi».

Ma su cosa si sta lavorando per fronteggiare le carenze di Oss e Osa?«Si sta pensando ad una riduzione dell'orario, passando dalle attuali 38 ore settimanali a 36; le ore in più però, verrebbero pagate molto. Si punta inoltre sul nuovo modello formativo. A dicembre 2023 si sono diplomati i primi 43 Oss con il sistema che prevede la formazione di persone già in servizio; a novembre di quest'anno finiranno altri tre corsi con 56 diplomati. Il 7 maggio partirà un corso per Osa con 19 iscritti: sono tutte persone che già lavorano da noi e si diplomeranno tra un anno e mezzo, ovvero nel dicembre del 2025».

La scelta di Francesca

A vedere l'enorme difficoltà che si fa a trovare Oss e Osa e a guardare le più recenti indagini sull'attrattività dei lavori, si deve concludere che questi siano quelli che ne hanno meno di tutti. Però c'è chi come Francesca Innocenti, 24 anni bolzanina, sorriso accattivante accompagnato da grande empatia, questo lavoro lo ha scelto e si è preparata per svolgerlo al meglio. Da cinque anni presta servizio come operatrice socio-sanitaria al "Nucleo intensivi" della Casa di riposo Don Bosco di via Milano, dove ci sono 42 ospiti da accompagnare nell'ultimo tratto della vita. Il più difficile. «Come per tutti i lavori - spiega - ci devi essere portato, ma se ci metti passione, ti dà tantissimo. Io ho sempre avuto una certa predisposizione per il sociale e per questo, finite le scuole medie, mi sono iscritta alla Scuola Levinas: la formazione è importante. Alla fine del corso di quattro anni siamo arrivati in 9 su 22 iscritti. Il quinto anno l'ho fatto alle Einaudi».

Secondo lei perché è così difficile trovare Oss e Osa?«Innanzitutto, c'è poca informazione. Per la stragrande maggioranza questo lavoro si riduce alla pulizia della persona. Non è solo così. Qui c'è un ottimo team che si prende cura della persona e, pur dovendo fare i conti con le carenze di organico, si trova sempre il tempo per ascoltare, coccolare, rincuorare, stimolare a fare sfruttando anche le residue capacità rimaste. Alla fine del turno si è stanchi, ma appagati».













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